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Pensieri che vorrebbero volare. Il cuore che scalpita. La ragione che frena.
E pensare che sarebbe bello lasciarci stupire.
Ci butteremo, forse. Riusciremo a essere, ancora una volta, un po’ incoscienti?
Ma quanta gioia doneremmo…
Vola, cuore mio, vola…

Quando nevica ad aprile

Ieri, la prima giornata calda di primavera. Tanto calda che ci ha colti impreparati a passeggiare ancora con il pile e la giacca addosso. Abbiamo raccolto fiori di campo, erba e pigne. Ci siamo attardati pur sapendo che le prime giornate che si allungano ingannano e non ti rendi conto di che ora è. Ci siamo auto-invitati a cena dai nonni e il piccoletto ha scroccato anche un bagnetto in vasca.
Dopo cena stavo lavando i piatti a casa dei miei e guardavo dalla finestra. I nonni stavano giocando con mio figlio: scuotevano il ciliegio e i petali dei fiori cadendo sembravano neve, il piccoletto estasiato col naso in su. Mio papà poi si è chinato a terra e ha cominciato a soffiare in giro i petali, e ovviamente quello piccolo l’ha subito imitato.
A volte penso a quando (spero tra molto, molto tempo) loro non ci saranno più, o magari non saranno più in grado di fare queste cose. Ieri sera guardando dalla finestra pensavo che voglio ricordarli così: allegri, pieni di amore per il piccoletto (e per noi). Capaci ancora di stupore, di creare la magia della neve ad aprile.

Giocare con le ombre e disegnare con l’acqua

Ieri pomeriggio ho lavorato un po’, dal divano di casa, mentre il piccoletto dormiva. Ho pensato che devo segnarmelo come punto a favore del lavorare da casa: poter lavorare mentre lui dorme, e tenermi libera nei momenti in cui invece dà il meglio di se’. Che non sono pochi attualmente.
Poi mi devo segnare anche di non lavorare più dal divano di casa: stamattina avevo il collo bloccato e un mal di testa cane… me la son cercata!
Oggi pomeriggio ho replicato. È vero, è domenica, e in altri tempi non avrei mai lavorato di domenica. Ma lo stampatello era via, il piccoletto dormiva, la casa era in uno stato dignitoso e la cena era praticamente pronta (avanzi gentilmente offerti dai suoceri): ne ho approfittato per prendermi un po’ avanti. Anche questo è il bello di lavorare da casa.

Poi quando il piccoletto si è svegliato era uscito anche un po’ di sole: infilati subito scarpe e giacca e via, fuori! Era ormai tardo pomeriggio e c’erano le ombre lunghe. Mi è venuto spontaneo di fargli vedere come cambiano le ombre muovendosi. Braccia larghe, braccia in alto, gambe larghe, gambe strette… accucciati, ombra piccola… Mi ha subito imitato, abbiamo riso insieme. Poi abbiamo proseguito a piedi. Abbiamo raccolto un rametto fiorito spezzato dal vento. Pochi metri più avanti una pozzanghera fresca e ci ha subito tuffato il rametto (e il piede, obviously). L’ho lasciato giocare un po’ e poi siamo andati avanti, con la promessa che l’avrei fatto giocare alla prossima apa (=acqua). Arrivati dai nonni l’acqua c’era e non ho potuto che lasciarlo lì a intingere il suo rametto nell’acqua e disegnare sulle pietre intorno a lui. Tante volte ho trovato quest’attività proposta ai bambini (su Pinterest, nei blog…), ma pensavo sarebbe tornata utile un po’ più avanti, quando il piccoletto sarebbe stato un po’ più grande. E invece… A volte tendo a sottovalutarlo, e lui mi stupisce sempre.

Lo amo.

Oggi ritorno

In macchina al ritorno dalla lezione. Cremonini di una dolcezza struggente alla radio. Un gregge di pecore nei prati vicino al nuovo ospedale. Un camionista si ferma per fotografarle col cellulare. Mi chiedo se non le abbia mai viste… o forse vuole solo mandare la foto a suo figlio a casa… Il sole che c’aveva illuso se ne sta andando di già.

Ritorno qui dentro e trovo tutto cambiato, eppure uguale a se stesso… come quando l’avevo lasciato, quasi un anno fa.
E anche la vita, qui fuori, è tutta cambiata, eppure uguale a se stessa. Ho lasciato il lavoro eppure i pensieri, quelli rimangono uguali.

La mente che torna, ancora e ancora, sulla stessa domanda “Avrò fatto la cosa giusta?”
E ancora una volta la risposta la darà il tempo. Quel tempo che vorrei fermare, nonostante tutto, perché la mia vita è bella così, anche con l’incertezza di un lavoro da costruire da zero. Con il senso di colpa di lavorare da casa e dedicare -comunque- troppo poco tempo a mio figlio. E con la gioia -comunque- di potermi vivere questo periodo così bello con lui.

Mio figlio che cresce ed è uno spettacolo.
“Avrò fatto la cosa giusta _per lui_?” O l’ho fatto solo per me?

Non lo so.

Unsorsoallavolta. Il resto verrà.